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...dalla notte dei tempi...
Cronistoria
di un Millennio
Castello
di Barili e Fonteavignone
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dal
929 al giorno d'oggi..... |
929
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Il Crispomonti lo dice già abitato nel 929 da conte Barile che fu il primo a
venire dalla terra di Napoli e , da suo fratello Perdicasso. |
1018
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Nel 1018 Taddeo, conte di Monte Odorisio, comprò il castello con"con istrumento
di compra di Bartolomeo mancino di Bazzano" |
1107
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Nel 1107 è conte di barili Gualtieri (capitano di Enrico V) |
1170
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Nel 1170, Tommaso, figlio di Berardo di Odorisio e signore di Collimento,venne
signore di Barili. Da lui, secondo le leggi dei Longobardi, si cognominarono
de' Barili i suoi discendenti, prendendo il casato dal nome della terra. Fu uomo
pio.
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1180
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Nel 1180 donò alla religione Gerosolimitana (attualmente S.M.O. dei cavalieri di
Malta), la chiesa di S.Nicolò vicino a Rocca di Mezzo (Terranera), con tutte le
sue rendite, territori, vassalli, e beni a quella spettanti. Tommaso, oltre che signore
di Barili, Collimento, Stiffe, Rocca di Mezzo, fu anche signore di altre zone
nel contado di Rieti.
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1185
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Nel 1185 Barili era feudo di un soldato a cavallo, vale a dire popolato di circa
24 famiglie. |
1206
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Nel 1206 Tommaso de'Barili fece donazioni alla chiesa di S. Maria della Carità
nelle mani di Marcello, custode di quella chiesa, di un sito presso le mura del
castello e di una vigna al colle. Fece queste donazioni in
redenzione dell'anima sua, dei suoi parenti e di Mabilia, sua moglie, che forse
era già morta. Fra gli intervenuti vi era
Benedetto di Terranera, Benedetto di Nicolò diacono, Geffreda milite e Matteo di
Ofena. Da Tommaso nacque Rainaldo
che generò Enrico e Bartolomeo.
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1272
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Nel 1272 Rainaldo de'Barili era già canonico di Teramo e da Gregorio X il 18 di
luglio fu eletto vescovo di quella città, successore di Gentile di
Sulmona. Trovò la città bisognosa di
gente e convocate, con prudenza, dai luoghi vicini varie famiglie, la rese
popolata e più potente. Fu uomo di gran valore e di
gran virtù. Visse a Teramo 10 anni e
morì nel 1282. Fu sepolto nella
cattedrale.
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1275
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Nel 1275 dal re Carlo I si fece disfare del castello di Barili e fece andare ad
abitare a L'Aquila i castellani. E' quindi questo l'anno in
cui cessò di vivere il castello di Barili, ma non l'annesso borgo che, come vedremo in seguito, cesserà di vivere nel 1513.
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1301
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Nel 1301 i confini tra Barili e Stiffe erano propriamente in un terreno del
monastero di S. Spirito D'ocre nel territorio di quei due castelli sotto la via
del palazzo dei molini. |
1309
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E' questo l'anno in cui si ha per la prima volta menzione di
Fonteavignone. Vari terreni in Bagno,
dichiarati feudali da Carlo II , furono concessi a Giacchetto di
Cosenza. Fra essi ne erano alcuni
in Avignola di Forcona. Il proprio nome di questa
villa pare che fosse Avignola, derivato poi in Avignone. Fonteavignone, come
dice Mario Arpea, ha origini molto remote: secondo taluni sarebbe il centro
dell'altipiano formatosi in epoca più lontana, ed è probabile, trattandosi
del paese più vicino alla valle dell'Aterno, da cui risalirono, per rifugiarsi
in montagna, gli abitanti delle città distrutte dalla furia
barbarica. Suffragherebbero questa
tesi numerosi rinvenimenti numismatici ( dal sottoscritto è stata rinvenuta una
moneta romana del 338 a.c.) ed archeologici (come vedremo in seguito da un
manoscritto del XIX secolo). Altra importantissima tesi
ci viene dal sacerdote Angelo Signorini nella sua descrizione della diocesi
dell'Aquila (1868). Egli dice, descrivendo la
chiesa di S. Eusanio, come il futuro santo arrivò nella zona detta delle
"cinque ville", nel 293 e dove
egli , insieme ad alcuni suoi discepoli, portò la parola di
Cristo. Le così dette cinque ville
erano: S. Eusanio, Casentino, Tussillo, Barili e Fonteavignone. Quindi sicuramente
Fonteavignone esisteva già nel III secolo e quasi sicuramente il futuro santo
cristianizzò gli abitanti del paese. Infine come si legge
nell'ultimo libro di M. Arpea , che uno studioso (B. Orsatti), parlando della
strada romana che collegava la Marsica con la conca aquilana,dice che questa ,
passasse attraverso Frustenias che lui individua in Fonteavignone, importante per una sorgente
d'acqua - la fonte vecchia-cui doveva forse far capo una stazione o una
mansione.
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1313
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Nel 1313 la parrocchiale di questa villa si definisce con il nome di S. Pietro
di Vignali, quando si fece estima dei beni. |
1314
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Nel 1314 si ha menzione di Rainaldo preposto di Barili e di suo fratello Niccolò e dei loro
tenimenti anche in Stiffe. Rainaldo era stato preposto
di Villa S. Angelo nel 1305.
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1407
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La chiesa di S. Pietro di Vignali passò a chiesa per le decime
papali. |
1414
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Nunzio di Fonteavignone edificò il convento di San Giuliano a
L'Aquila. |
1414
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Il catasto, formato al tempo di re Ladislao di Durazzo, non oltre il 1414,
riporta uno per uno i nomi dei castelli del contado dell'Aquila, raggruppati
quartiere per quartiere e comprensivi degli abitanti. Il castello di Barili,
facente parte del quartiere di S. Giorgio (diventato poi di S. Giusta) ha 21
fuochi. Il numero delle persone
corrispondenti a ciascun fuoco è da alcuni ritenuto quattro o poco più, altri
giungono addirittura a sette.
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1419
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Nel 1419 era preposto della chiesa di S. Pietro di Vignali Luca, ma dimorante
nella città dell'Aquila. |
1420
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Nel 1420 la regina Giovanna II aderì alle istanze delle università e degli
uomini dei castelli di Barili e di Stiffe delle pertinenze dell'Aquila per il
possesso di montagne e di selve nei territori di Ocre, Rocca di Cambio, Rocca di
Mezzo e Fagnano. Si arrivò così al laudo
(citazione) per la sistemazione dei confini, a L'Aquila nella persona di Giacomo
vescova aquilano. (rogito del notaio Massimo
di Mattuccio di Pizzoli)
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1481
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Nel 1481 il castello di Barili si ridusse all'obbedienza dell'Aquila. |
1487
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Il catasto di Fonteavignone (il 1°) ha inizio nel 1487 e comprende anche gli
abitanti di Barili. I nomi degli abitanti sono
tutti scomparsi ad eccezione dei Di Giovanni che ancora esistono. Va precisato che in quel
periodo i cognomi non esistevano e le persone venivano riconosciute dal nome del
padre, del nonno e così via. I cognomi verranno istituiti
dopo il 1500, ma sempre prendendo il nome del padre adattandolo a seconda dei
casi: Di Ascenzo diventa D'Ascenzo,
Luca di Antonio diventa Lucantonio. I nomi dei capi famiglia
sono: Giovanni de Cola de Ranieri
(futuri Di Giovanni), Petri de Nani, Petri de Iacobaccio, Cola de Janni, Nadu de
Petri de Marinu, Eredi de De Simone, Paulo de Jacobo de Petri, Jani de Cappellanu,
Marinu de Rofellu, Paulo de Ballente, Simone de Micuccio de Antonu, Berardu de
Placidu, Cola de Janni de Barrazzo, Jacobu de Bicca, Antonu de Paulu, Angtu de
Petri D'Agtu, Santu de Petri D'agtu, Jovanni de Antonu de Cola, Marinu de Matomeo,
Santuccio de Antonu de Cola, Petri de Jacobu da Tuseo, Jacobu de Antonu de Cola,
Jacobuccio de Cola, Cola de Antonu de Cola,
Jacobu dello Billanu, Marchione de Anto, Nardu de Petri, Jovanni de Petri, Paulo
de Petri D'Angtu, Marinu de Antonu de Amichettu, Jacobo de Angtu, Micuccio de
Matomeo, Pacienza de Anto, Andrea de Placidu, Jacobo Pastuccia, Pico de Micuccio
de Bartolomeo, Tomasso de Jacobu, Simone de Jacobo, Salvati de Petri, Petri de
Micu Antonio, Antonio de Cola, Antonio de Nardo, Petri de Jacobu, Domenico de
Matomeo, Sano de Jacobani de Cola de Andrea, Berardu de Bartolomeo, Jobanni de
Petri Caione, Petri Paolo de Jobanni de Cola, Jovanni de
Balliuccio. Mario Arpea
afferma che quest'ultimo Jovanni de Balliuccio (o Giovanni di Biasuccio) è stato un grandissimo
scultore e che una sua opera si trova nel duomo di Ancarano in provincia di
Teramo.
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1504
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Nel 1504 erano uniti in uno i territori di Barili, Fonteavignone, Casentino,
Tussillo e S. Eusanio: le così dette "cinque ville" (istrumento notaio Francesco
Domenico di Fontecchio, Aquila 27 dicembre 1504 )
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1513
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E' questo l'anno in cui cessa di vivere il borgo Barilie la gente andò ad
abitare nei paesi vicini, cioè Fonteavignone, Tussillo, S. Eusanio e
Casentino. Pare che un terzo andasse al
Tussillo, un terzo alla Fonte ed un terzo si dividesse tra S. Eusanio e
Casentino. In seguito a questa
divisione, nella montagna e nel territorio di Barili, sorsero controversie per
la proprietà, fino a che si arrivò al laudo nella città
dell'Aquila. Il 1° di giugno del 1513
nel palazzo del giardino nell'Aquila del conte di Montorio, davanti al notaio
Massimo Cunello di Bagno e, presenti D.Paolo de Caracciolo di Napoli capitano
dell'Aquila e l'eccellente D.Ludovico Franco dell'Aquila, conte di Montorio come
arbitri, ad istanza delle università del Tussillo, Barili e Fonteavignone, in
persona dei sindaci delle università di S. Eusanio e Casentino, si decide
che: 1)
Le università di S. Eusanio e Casentino, possono pascolare i
loro animali nel
monte di Barili. 2)
Che tutte e quattro le università (Fonteavignone, Tussillo, Casentino e S.
Eusanio) debbano pagare la fida. 3) Che nessuno sia immune da tale pagamento. 4)
Che tutte e quattro le università possono tagliare la legna per loro uso
solamente. 5)
Che il titolo del castello de' Barili e la loro proprietà sia degli uomini della
Fonte e del Tussillo. 6) Che le regie collette dovute per tali fide ed entrate della montagna si paghino
da dette università pro-rata. Note: a) Nel 1581 con rogito del notaio Arista di S. Demetrio, le università di Villa S.
Angelo e della Fonte fanno promiscui i propri territori. b)
Per università deve intendersi la totalità delle persone presenti in un paese e
regolati da leggi e da doveri.
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1525
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Nel 1525 il capitano dell'Aquila fece mandato ad alcuni di Fonteavignone perché
andassero ad abbeverare il loro bestiame al pozzo detto la piana, delle
pertinenze di quella villa, ma nel terreno di Domenico di Bartolomeo Caione cui
pienamente il pozzo spettava. |
1531
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Nel 1531 però è detta questa villa castello di Fonte D'Avignone dal nuovo
barone. Era forse derivato o
corretto il primo nome ed essendo spagnolo il barone si compiacque di denominare
castello questa piccola villa.
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1545
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Il 10 di maggio del 1545 , dal conte di Ercole Di Marciano,come figlio ed erede
di Eleonora Gaglioffi, si presentò Fabiano Rivera alla prepositura di S. Pietro
Di Vignali De' Barili nella villa del Tussillo, vacata per morte di Bernardino
Lippo, preposto di Casentino. Ma, nel giorno seguente ,
il barone dei castelli di S. Eusanio, di Casentino e di altri, presentò il
chierico Giovanni Montagnose, non solo in quella prepositura, ma anche nel
canonicato della chiesa di S. Eusanio, nella cappellania di S. Martino,
nell'altra di S. Giovanni di Casentino e in un beneficio curato della Chiesa di
S. Maria (attuale parrocchia di Fonteavignone). Costui pretese che tutte le
nomine e benefici spettassero al barone. Nota: La famiglia Gaglioffi
aveva avuto il suo cognome dal soprannome del vecchio e concreto Giacomo, venuto
due secoli prima a mercanteggiare a L'Aquila dalla nativa S.
Vittorino. Fu una famiglia molto
potente, con conti e vescovi.
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1550
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Sulla cornice di coronamento della porta della chiesa di S. Maria Assunta c'era
e c'è ancora uno stemma con la scritta :" FONTE-VARILE 1550". Nella trasformazione della
lingua dal latino all'italiano attraverso i secoli, c'è il passaggio della B
intervocalica a V._ Così li Barili diventano li
Varili e, nel nuovo stemma del paese troviamo la scritta FONTE-
VARILE. Come abbiamo visto
precedentemente , nel 1513 un terzo del borgo di Barili si era trasferito a
Fonteavignone portando anche lo stemma (probabilmente Fonteavignone non lo
aveva) e per un periodo il paese si chiamò FONTE-VARILE.
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1565
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E' questa la data riportata in una delle due nicchie della sacrestia della
chiesa. L'altra riporta la data
1566.
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1583
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Negli antichi registri della chiesa (ora sono andati perduti) erano registrati i
nomi e cognomi di individui che abitarono un tempo La Fonte e nel libro dei
procuratori della congrecazione del Santissimo Sacramento che risaliva al 1583,
si leggevanoi seguenti nomi di cui nessuno serba memoria: De Summello, Battista de
Ludovico, De Gabriele, Ioangeronimo de Iolonardo, Sanzo de Mico, Aiacobo Antonio
de Ciccone, Ioanpaolo de Mancino, Clementio de Mellone, , Gilauro de Seraphino,
Iannangelo de Marco, Cesaria de Vincenzo, Marto muccio de Fabio, Andrea de
Ioanni, Ioanni de Iusta, Salvatrice de Bartolomeo, Lorenzo de Petri, Luzio de
Mariano, Antonio de Gregorio, Patena de Cola, Virgilio de prospero de
Ludovico,Maria de Lorito, Ercole Angelino, Andrea de Federico, Stefano Saracena,
Giacomo de Torneo, Alexandro de Pasquale, De Cancello,Marino De Ioanni, Stefano
D'Ascenzo ed i Lucantonio. (Solo questi tre ultimi sono
rimasti ed a loro nel corso dei secoli si è aggiunto solo il cognome Rosa
proveniente da Fagnano agli inizi del 1700). Probabilmente essi sono
scomparsi in seguito ai terremoti che il paese soffrì negli anni 1328, 1398,
1456, 1498, 1599, 1646, 1672, 1703, 1750, 1762, 1778, ed in seguito alle
pestilenze del 1367, 1375, 1413, 1456, 1504, 1656. Nessuna memoria si serba
anche degli altri nomi riportati in uno strumento pubblico del 8 marzo 1460 del
notaio Nicola Anzi di Fagnano, strumento relativo all'aggregazione delle due
ville di Fonteavignone e Tussillo col centrale Rocca di Mezzo; essi sono Paolo di Giacomo e
Pietro Ginzi della Fonte e Pietro Nanni del Tussillo, sindaci.
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1586
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Trovava si depositato nella
chiesa un messale portante la data del 1586, tutto musicato per uso di canto
fermo ed a caratteri gotici (è andato perduto)
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1587
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Il 6 di aprile del 1587 nacque a
Fonteavignone, feudo della eccellentissima casa dei principi Barberini, il
futuro Fra Bernardino. Fu battezzato dal Rev. Don
Evangelista Marepiccolo di Rocca di Mezzo, curato della parrocchia di S. Maria e
lo levarono dal sacro fonte battesimale Fina di Berardo Roccolano di Goriano
delle Valli e Giansante di Terra Negra. I suoi genitori erano Pietro
Cancelli e Silvia Col angelo di Stiffe. Egli giunse a scoprire la sua
vocazione religiosa, da giovanetto, in seguito ad un fatto prodigioso, come lui
stesso racconterà più tardi al suo confidente; la sua vita prima e la sua
morte poi furono un susseguirsi di strepitosi prodigi, raccontati da Padre
Antonio d' Magistris di Introdacqua ne libro "Vita e morte preziosa del servo di
Dio Fra Bernardino di Fonte Avignone" edito in Chieti nel 1794. Fra Bernardino morì a Goriano
delle Valli il 27 dicembre del 1586 e li fu sepolto nella chiesa del
monastero. (il cognome Marepiccolo, come
appare scritto in latino sulla campana grande e sul libro della vita di Fra
Bernardino, è da intendersi "Marinopiccoli" cognome che ancora esiste a Rocca di
Mezzo).
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1593
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Nella chiesa parrocchiale di
Santa Maria trovasi nell'altare maggiore un quadro potante il nome dell'Assunta
il quale è di gran pregio artistico e si ritiene che sia della antica scuola
classica di Raffaello. Tale altare era contorniato
da affreschi ed aventi la data del 1593. Altri affreschi erano in tutte
le pareti della chiesa.
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1594
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E' questo l'anno di fusione della
campana grande. Fusa in Lanciano (ed i
procuratori erano Lorenzo Cancelli e Giorgio Mandini) in onore di Don
Evangelista Marepiccolo di Rocca di Mezzo che era stato curato nella parrocchia
per moltissimi anni e che nella scritta della campana viene chiamato
"Beato" (Lorenzo Cancelli era il
padre di Fra Bernardino).
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1595
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Fonteavignone , che al tempo di
Carlo V aveva 33 fuochi (nel 1500) , nel 1595 aveva 41 fuochi
(famiglie)
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1669
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Nel 1669 ci sono rimasti solo 13
fuochi. Quasi sicuramente la
popolazione era stata decimata dal terremoto del 1646 e dalla pestilenza del
1656. Già prima del 1669,
l'università di Fonteavignone possedeva la sua portolania (ufficio delle
tasse)
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1754
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E' questo l'anno della stesura
del catasto conciario di Fonteavignone, fatto dal notaio Giacinto Magnanti di
Ocre (15 agosto 1754) e consegnato a Luca Rosa (amministratore) ed a Francesco
Lucatonio Deputato. Le famiglie rimaste sono solo
8 (Ascenzo D'Ascenzo, Croce Lucantonio, Crescenzo Di Giovanni, Francesco
Lucantonio, Giacomo D'Ascenzo, Girolamo D'Ascenzo, Luca Rosa, Rosato
Lucantonio). Sicuramente contribuì a
questo nuovo calo della popolazione il tremendo terremoto del 1703 che distrusse
quasi completamente L'Aquila. Da questo catasto si nota che
molti erano i forestieri che avevano delle proprietà nel territorio della Fonte
e tra essi molti nobili Aquilani come Citrulli, Pica-Alfieri, Zuzi,
Dragonetti.
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1778
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E' questo l'anno di cui si hanno
notizie documentate del registro delle reggie fiscalari e baronali collette
dell'università di Fonteavignone.
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1801
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Nel 1801 termina la registrazione
delle collette e le famiglie presenti sono diventate 12. 1) La principale riforma del regno di Giuseppe
Bonaparte (1806-1808) fu la legge del 2 agosto 1806 che, dichiarando abolito
l'ordinamento feudale, si proponeva di affermare il concetto di proprietà
individuale. 2) Il crescente urbanesimo che accompagnava
l'affermarsi della rivoluzione industriale pone le condizioni materiali per una
nuova profonda trasformazione delle usanze funerarie, finché con l'editto
napoleonico del 1806 vengono vietati i seppellimenti nelle chiese ed istituiti i
cimiteri extraurbani (comunque a Fonteavignone ancora per moltissimi
anni vennero seppelliti i morti nella chiesa o nell' "Agro Santo" davanti alla
chiesa. E' iniziato così l'aumento demografico della
popolazione di Fonteavignone che lo porterà ad avere nella fine del secolo circa
300 persone residenti.
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1809
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Nella numerazione fatta
Fonteavignone ammontava a 93 persone. Da una lettera, non datata
del secolo diciannovesimo, si rilevano i seguenti cenni topografici di
Fonteavignone: "Fonteavignone è posto a
tramontana dell'altipiano di Rocca di Mezzo ad un'altezza sul livello del mare
minore di quest'ultimo. Ha bella esposizione inquantochè trovarsi esposto a
sud-est. La campagna circostante, anch'essa ondulata per non breve larghezza
verso la vallata aquilana ove scorre l'Aterno, ha la medesima esposizione del
paese, cioè a sud-est. Tre sono le strade principali
che menano a Fonteavignone (le tre strade di cui parla il manoscritto sono
strade mulattiere; la strada rotabile verrà ultimata solo nel 1926 come vedremo
in seguito): l'una verso ponente, che è quella proveniente da L'Aquila e che
prosegue per la Marsica biforcandosi nella contrada Trio; l'altra verso levante che è
quella proveniente dalla stazione ferroviaria di Campana-Fagnano; ed una terza verso tramontana
che conduce alla sede monumentale, cioè a San Demetrio. Dalla frazione Fonteavignone
si accede dopo breve erta, all'altipiano di Rocca di Mezzo per mezzo della
strada dei prati; come pure può aversi lo accesso medesimo a mezzo dell'altra
strada che mena alla frazione Terranera, quest'ultima poi trovarsi quasi alla
stessa altezza sul mare del centrale Rocca di Mezzo. Il territorio di
Fonteavignone, grazie alla sua speciale configurazione fatta di piccole
depressioni e di piccoli innalzamenti, è roccioso nelle parti depresse e ricolmo
di ottimo terreno agricolo. Per i buoni ed estesi pascoli
è possibile in questo paesetto lo allevamento del bestiame; quindi le produzioni
sono latte, carne, lana ed ottima confezione di formaggi. Il cereale, di cui si fa
unica e generale coltivazione, è il grano; colture secondarie sono il granoturco
nelle zone più basse e tutta la serie delle leguminose che fanno sempre bella
prova. Tutto all'interno
dell'abitato di Fonteavignone si osservano degli avanzi di antiche costruzioni
di cui nessuno serba memoria. Si veggono delle pietre
lavorate, dei resti di muri con calce ed arena ed anche con pozzolana; resti che
oggi mostrano una tenacità e compattezza che non ha pari. Da qualche scavo eseguito si
sono rinvenuti dei cumuli di grano bruciato il che fa supporre che in tempi
lontani il fuoco arse buona parte dei fabbricati che circondavano
Fonteavignone. In una chiesuola sita da
piedi il paese nella contrada Cona c'è uno stemma in cui un serbatoio
alimenta due barili, il tutto sormontato da un'aquila"
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1852
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E' questo l'anno di fusione della
campana piccola in onore di Dio per la liberazione della patria, come dice la
scritta scolpita sulla campana stessa.
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1859
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L'istruzione elementare
obbligatoria è istituita per legge e così anche a Fonteavignone arriva il primo
maestro (in verità questo servizio negli anni precedenti era stato svolto dal
parroco e troviamo molte persone che già nel secolo precedente sapevano leggere
e scrivere)
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1873
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In questo anno sette famiglie di
Fonteavignone acquistano la montagna detta "Colli di Santo
Spirito". Fino al 1860 apparteneva
all'ospizio di Santo Spirito di Roma, ma in seguito all'incorporazione dei beni
ecclesiastici da parte del nuovo stato italiano, fu messa in vendita mediante
incanto a pubblica gara e queste sette famiglie l'acquistarono al favoloso
prezzo di L5500 il 17-12-1873. Per avere un'idea
dell'enormità di quella cifra basti pensare che in quegli anni la paga di un
mese di un pastore era di 12 lire.
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1886
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E' questo l'anno in cui venne
edificata la chiesa di Sant'Antonio in località Cona (precedentemente vi era una
piccola cappella probabilmente con un'icona e da questo prese il nome di
cona). Da questa cappella ci è
pervenuto lo stemma che ora è sulla porta della chiesa. Questa chiesa venne eretta
dalla locale confraternita del SS. Sacramento.
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1898
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In questo anno venne costruito
anche il nuovo cimitero vicino a quello vecchio che ora è stato ricoperto per
permettere di costruire il piazzale davanti al cimitero stesso.
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1916
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Il 15 di agosto del 1916 muore
in guerra Carmine D'Ascenzo. E' l'unico caduto di tutte
le guerre di Fonteavignone (probabilmente ci sarà stato anche qualche altro
caduto nelle guerre d'indipendenza o precedenti, ma non si hanno
notizie)
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1922
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Finalmente arriva l'energia
elettrica: ad ogni famiglia viene permesso di installare una sola lampadina per
ogni casa.Purtroppo in moltissimi casi
è anche troppa, poiché per risparmiare la gente è costretta ad andare nelle
stalle per passare le serate. Gli uomini giocano a carte e le donne filano la
lana e fanno la maglia: così risparmiano legna per il camino (anche questa era
scarsa) e soldi per pagare la corrente elettrica.
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1924
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Arriva l'acqua potabile in
piazza. Fino ad allora l'unica fonte
era la "Fonte Vecchia" dove, facendo interminabili file si riusciva ad avere
solo acqua potabile per bere. Per lavare o per costruire case erano costretti a
viaggi lunghissimi ai prati o al fiume Aterno, a seconda dei casi, per
procurarsi l'acqua. La data è scolpita sulla fontana dove si legge che "si
avvera il sogno lungamente sognato".
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1926
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Vengono ultimati i lavori della
costruzione della strada rotabile da Rocca di Mezzo: finisce così, dopo secoli,
l'isolamento della Fonte e ci immaginiamo la felicità della gente nel veder
arrivare la prima auto.
Sono questi gli anni del
maggior sviluppo del paese (acqua, energia elettrica, strada) e che coincidono
anche con il maggior numero di persone residenti mai raggiunto (369 persone)
nella storia della Fonte. Purtroppo negli anni che seguono inizia il declino
della Fonte con un calo netto degli abitanti per effetto dell'emigrazione e dato
che sono soprattutto i giovani ad emigrare diminuisce anche il tasso di
natalità, mentre aumenta notevolmente l'età media dei residenti.
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1940
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1945
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Sono gli anni più brutti, ma la Fonte
è solo sfiorata dal fronte e dallo sfollamento ed è rimasta illesa da
quell'atroce guerra. Sebbene siano stati in molti a partecipare alle varie
operazioni di guerra (dalla Russia al Sud Africa, dalla Sicilia ai Balcani,
dall'Inghilterra alla Grecia) sono tornati tutti a casa sani e salvi i giovani
della Fonte.
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1952
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Arriva il telefono. Viene
installato un solo telefono pubblico (anche se in casa privata) e per molti anni
sarà l'unico apparecchio telefonico del paese.
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1958
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E' l'anno della
televisione. Viene comprato un televisore
dalla locale sezione della dc e tutte le sere è quasi una festa. la gente
accorre entusiasta portandosi dietro la sedia e le cinque lire da dare come
contributo alle spese.
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1959
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Viene inaugurato il nuovo
edificio scolastico. Purtroppo però questo
servizio verrà sfruttato solo per pochi anni in quanto, per mancanza di scolari,
la scuola verrà definitivamente chiusa nel 1979. Verrà utilizzato in seguito
solo come ambulatorio medico.
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1964
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Vengono ultimati i lavori delle
fogne su tutto il paese. Insieme alle fogne, viene ultimata la rete idrica per
tutto il paese. La stalla usata come bagno diventa solo un ricordo e la gente
che per secoli ha ricevuto sulle proprie teste sgradevoli sorprese gettate dalle
finestre, può camminare tranquilla per le strade.
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1967
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Viene ultimata la strada che
collega Fonteavignone alla statale per L'Aquila. Solo ora si può affermare che
l'isolamento secolare della Fonte è finito. Di questa strada si era già
parlato durante il fascismo (come dice G. Rosa nella voce della Fonte - 1949), ma solo ora viene terminata.
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1979
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Chiude definitivamente la scuola
elementare. E' veramente triste constatare che quel declino, iniziato nel 1925,
va avanti in modo inesorabile e non si ferma più. Questi sono anche gli anni di
trasformazione della Fonte. Fino ad allora era appartenuta solo ai montanari ma,
con l'apertura dei campi di sci di Campo Felice, si assiste all'arrivo dei
"forestieri" che comperano vecchie case e le ristrutturano. Finisce definitivamente il
periodo della Fonte agricola per dare inizio a quella
turistica.
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1996 |
Fonteavignone trionfa al torneo dell'altopiano iscrivendo per la prima
volta il suo nome sull'albo d'oro. (nel 1972 era mista a San Martino
d'Ocre) |
2004
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Nasce la Pro Loco "La Fonte". Il calendario del
paese è solo la prima applaudita iniziativa della neonata associazione
insieme al sito internet che dilata i suoi confini storici. |
2005 |
La squadra di calcio di Fonteavignone disputa
per la prima volta nella sua storia il campionato di terza categoria
ottenendo un dignitoso 7° posto. La II^ edizione della sagra paesana
riscuote un grande successo, insieme a tante altre attività che danno
nuova linfa al borgo. |
2006 |
La Pro Loco è l'anima di Fonteavignone, fucina
continua di idee realizzate nell'interesse del paese, vedi l'acclamato
ritorno alla festa del Narciso dopo 30 anni e il primo cd inciso dal coro
locale "Dolce Fonteavignone". |
2007 |
Iniziano i lavori di
trasformazione dell'edificio scolastico in Ostello-ristorante. La Pro Loco
continua la sua attività poliedrica senza pause: calendari, narciso,
sagre, cd, dvd, carnevale, ecc. |
2008 |
Un nuovo quartiere in
costruzione
alla "Persecana" altera radicalmente l'immutabile cartolina del paese. |
2009 |
Il terremoto del 6 aprile
provoca seri danni alla maggior parte delle abitazioni della Fonte, gli
abitanti per molti mesi costretti a vivere nella tendopoli. |
2010 |
E' l'anno dello stand-by, il
paese stenta a ripartire dopo il sisma e l'inagibilità delle case
condiziona le iniziative. L'eccezione è il grande successo della sagra dù
cavaciocch' giunta alla 7^ edizione. |
2011 |
Il dopo terremoto
condiziona lo sviluppo del paese. Emergono la settimana bianca fontanara,
il ritorno alla festa del Narciso in alleanza con Terranera e un'altra
edizione record della Sagra. |
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