UN SOGNO UNA SALVEZZA
Il
racconto che mi accingo a scrivere può avere dell’incredibile ed io stessa, in
un primo tempo, non riuscivo a comprenderne appieno il senso ed anche il
messaggio, ma è vero, credetemi, quello che sto per
raccontarvi, èveramente accaduto: è una delle tante
storie del terremoto solamente che questa volta il protagonista è mio
figlio, Salvatore, vivo per miracolo, scampato al disastro del sei aprile, grazie ad un sogno. Era la notte del tre aprile, e
Salvatore, detto Tato, era rientrato a casa per il week end,e forse anche per
le vacanze di Pasqua, aveva cenato, e poi era andato subito a dormire,
perché il viaggio con i mezzi l’aveva stancato. Ma,
proprio in quel momento in cui la vita sembra lasciarci e tutto confondersi in
un alone nebuloso, il suo destino andava definendosi. Sognava il giovane e
cosa? Non certo i sogni spensierati di un ragazzo di vent’anni ma qualcosa di più strano forse anche di più
oscuro. Si dice che sia l’inconscio a guidare i nostri sogni ma, in quel
caso, fu qualcosa di più, di diverso e misterioso,
qualcosa che veniva da lontano e che cambiò per sempre il suo avvenire.
Sognò dunque i suoi due nonni: quello paterno, di cui portava il nome e quello
materno, che era il suo padrino di battesimo, entrambi gli andavano
incontro e gli chiedevano di non farsi chiamare “Tato” o con un altro nomignolo, ma semplicemente
Salvatore. Poi scomparvero e il ragazzo si svegliò ma quell’ apparizione destò in
lui un senso di pace di sicurezza, un desiderio di rimanere fra le mura
domestiche e non tornare all’Aquila subito; al mattino ne parlò alla sorella, rimasta
su per la tesi, e lei accettò. Niente lasciava prevedere il terribile disastro
che sarebbe costato vite umane e sogni infranti. La notte di quel terribile
lunedì, quella orribile notte, segnò una svolta per
lui: quando, alle quattro del mattino fu svegliato dalla tremenda notizia
del cataclisma e, nei giorni successivi vide, nei diversi
telegiornali, l’immagine della sua casa sventrata ed il muro crollato sul
suo letto, capì di avere avuto un avvertimento: qualcuno dall’alto vegliava su
di lui. Al contrario di tanti, aveva avuto un’altra possibilità e questa volta
certamente non l’avrebbe sprecata.
(Marianna Lucantonio)