UN POVERO RICCO
NATALE
Sempre sull'onda di quella malattia senile di cui parla tanto la mitica Antonietta ho deciso di raccontare la storia di un Natale di altri tempi, un Natale di tanti anni fa, ma forse per situazioni economico sociali, non molto diverso da quello che l'Italia si appresta a vivere quest'anno. Ero una bambina e da pochi anni ed io e la mia famiglia c'eravamo trasferiti a Gaeta, la cittadina di mare dove vivo tuttora. C'eravamo ambientati bene ma probabilmente i miei genitori e la vecchia nonna sentivano la mancanza della loro terra e delle loro tradizioni. Allora il Natale non era ancora una festa consumistica, banditi completamente panettoni e pandori e l'unico torrone per me era il Nurzia, niente ricchi doni che tanto deliziano i bimbi di oggi: la festività consisteva nell'ascolto della Santa Messa di mezzanotte e nel pranzo in famiglia del 25. Ma ne io ne la mia sorellina sapevamo che qualcuno aveva i serbo per noi una fantastica sorpresa. La mattina del 25 ci svegliammo un pò tardi ma ci accorgemmo subito che la casa era stranamente tranquilla e silenziosa, tutti dormivano, allora andammo in sala da pranzo e con meraviglia trovammo un bellissimo albero di Natale addobbato con tantissime candeline e palline. Era un semplice albero fatto con il fili di ferro filato e ricoperto di carta velina verde tutta sfrangiata. Per tutta la notte i miei genitori avevano lavorato come matti per addobbarlo come potevano ed era stato quell'artista del mio papà a costruirlo. Ai suoi piedi, la fantasia della nonna aveva preparato un presepe singolare, già perché per lei il Natale era il presepe: dentro una vecchia scatola di cartone un bambolotto ed una bambolina di mia sorella guardavano un bambolottino più piccolo; sul fondo della scatola, sempre mio padre aveva disegnato un bue ed un asinello. Lo so erano cose semplici quasi povere ma a noi due bambine sembravano splendide come fu splendido quel Natale di allora. Gli anni sono passati, ora certamente le festività sono più ricche, ma niente mi ha ridato più quella magia straordinaria fatta di cose semplici come il suono delle ciaramelle e lo specchiarmi nelle palline colorate.
(Marianna Lucantonio)