Un picchetto fontanaro

 

Negli anni Cinquanta alla Fonte successe un fatto strano. Strano per quella gente considerata dai popoli vicini come la più buona e mite dell’Altipiano! Tanto buona e mite da apparire a volte perfino un po’ tonta. La pazienza, però, dicono che abbia un limite e quella volta i miti Fontanari la persero del tutto. Si ribellarono a quello che consideravano un sopruso e scesero in piazza per difendere i loro interessi. Il parroco del paese in quegli anni era Don Vincenzo D’Amico. Nato a Rocca di Mezzo, appena consacrato sacerdote era stato mandato a svolgere il suo ministero alla Fonte, dove era rimasto con amore per quarant’anni, ricambiato e ascoltato dai Fontanari. La Parrocchia era proprietaria di gran parte dei terreni e dei boschi vicino al paese. Le terre venivano affittate, i boschi fornivano legna per gli abitanti e per il pascolo degli animali, che a quel tempo erano molto numerosi. In cambio il parroco riceveva legna, formaggio, lana e uova. Inoltre quando si ammazzavano i maiali, la carne migliore era per lui, perciò la sua dispensa era fornitissima… Ricordo che nel mese di novembre si mettevano in chiesa dei sacchi che, in onore dei morti, venivano  riempiti di ogni ben di Dio e poi offerti al parroco. Perciò destò grande scalpore l’ordine dato all’improvviso da Don Vincenzo di non usare più quelle terre perché lui, come rappresentante della Chiesa, ne vietava lo sfruttamento, mettendo ilvincolo’. Parola, questa, che terrorizzava la gente perché sembrava assurdo cambiare le abitudini del paese. Per i trasgressori ci sarebbero state sanzioni e lui avrebbe chiamato ilGuardiano’, altra parola terribile per la gente della Fonte. A nulla valsero tentativi per fargli cambiare idea. I paesani allora si riunirono in assemblea per studiare  cosa fare e decisero di ‘scendere in piazza’, o meglio di stabilirsi nel piazzale della chiesa; solo le donne però occupavano questo spazio proibito perché a quel tempo era pericoloso per gli uomini esporsi. Così, al suono delle campane che annunciavano la Messa, le miti donne fontanare lasciavano entrare il prete, ma impedivano al sacrestano -zì Menicuccie- di accendere le luci e servire messa. La vicenda andò avanti per qualche giorno. Intanto da Rocca di Mezzo arrivarono i carabinieri, non si sa da chi avvisati, visto che a quel tempo non c’erano i telefoni! Le forze dell’ordine ascoltarono i dimostranti ma intimarono loro di sgomberare il terreno, pena la denuncia per occupazione di suolo pubblico. Le donne ovviamente non cedettero e cominciarono ad impedire a Don Vincenzo di dire anche Messa. Una donna incinta, non ne ricordo però il nome, sicura di non essere arrestata a causa del suo stato, incitava le altre a gridare a gran voce: ”Fuori, vattene via!” Intanto la notizia si era sparsa per l’Altipiano e molti curiosi arrivavano alla Fonte per assistere allo svolgersi dei fatti. Erano giunti da L’Aquila anche altri carabinieri di rinforzo mentre le donne, per nulla impaurite, restavano a presidiare la casa canonica anche di notte, intonando inni a mo’ di sfottò. Don Vincenzo intanto rimaneva chiuso in casa e non cedeva. Il giorno delCorpus Domini’ da Rocca di Mezzo arrivò Don Giovanni Santarelli a dire Messa e cercò di mediare tra le parti, senza però ottenere alcun risultato. Dopo molte trattative, che coinvolsero anche la Curia, la rivolta fu sedata. Don Vincenzo andò via dalla Fonte senza essersi riappacificato con il suo gregge, caricò le sue molte cose su un carro che, sotto il gran peso, si ruppe. Ricordo ancora oggi la scena, quasi tragica. Il carro fermo, i cavalli immobili che non riuscivano a ripartire, gli addetti al trasporto non avevano il coraggio di chiedere aiuto per timore di una risposta negativa. Allora entrò in scena il  cuore generoso dei Fontanari. Senza dire una parola aiutarono uomini e bestie a ripartire. In seguito alla denuncia di Don Vincenzo si svolse il processo civile presso il tribunale del L’Aquila e, ironia della sorte, furono condannate le donne più miti e anche qualcuna che non aveva neppure partecipato!!! Questo scontro tra i Fontanari ed il loro parroco si era svolto dopo ben quarant’anni trascorsi in pace, senza un motivo chiaro, almeno per me bambina e per quelle donne di allora. Forse era collegato alla riforma agraria in discussione in quegli anni?

 

(Antonietta D’Ascenzo)