Un party fontanaro
Approfittando dell’assenza di mia madre e rimasta perciò ‘padrona di casa’, insieme alla mia amica Aurora decidemmo di farci un dolce. Optammo per una zuppa inglese. Chiesi alla mia complice se era in grado di fare la crema con le bustine, poiché non avevamo le uova. Con sussiego mi rispose: “Certo che sì, per chi mi hai preso?” Sbagliò però la dose e la crema, che doveva essere morbida, diventò dura come un mattone. Decidemmo di aggiungere del latte ma in casa non c’era.. Perciò a notte fonda andai nella stalla, svegliai la mucca Brudisia, munsi un po’ di latte e lo aggiungemmo alla crema. Il risultato non cambiò: la crema rimase dura. Aurora, arrabbiata e imbarazzata, disse:”Si può mangiare lo stesso, mischiata ai savoiardi tagliati nel caffè, sentirai la bontà!” Mangiammo il primo cucchiaio, ma al secondo smettemmo inorridite. Dalla rabbia iniziammo a mescolare e il giallo della crema unito al marrone del caffè dette origine a uno strano miscuglio… Ci guardammo in faccia e avemmo lo stesso pensiero birichino... Era il periodo in cui i gatti erano innamorati e la notte si cantavano la serenata, con gran rabbia di chi non dormiva a causa loro. Il più arrabbiato d tutti era zio Lorenzo, mio vicino di casa., che inferocito minacciava sempre l’uccisione dei gatti e dei loro padroni. Perciò in piena notte, zitte zitte, noi due spargemmo diverse cucchiaiate di quella crema squisita sull’uscio di zio Lorenzo e poi andammo a dormire. Al mattino dopo fummo svegliate da urla e bestemmie di ogni genere. Con secchi d’acqua i miei vicini pulivano gli scalini, fra conati di vomito e parolacce, maledicendo i gatti e i loro padroni. Intanto la mucca Brudisia, che si accingeva ad andare al pascolo, si era fermata lì vicino e, incurante delle loro urla, provvedeva a leccare con cura i sassi sui quali io e Aurora avevamo sparso dell’altra crema.. Per anni tutti hanno creduto che la mucca Brudisia fosse una sporcacciona, invece era stata l’unica a gradire il nostro dolce… Ancora oggi, quando ripensiamo a quell’episodio, io e Aurora ridiamo come matte.
Antonietta D’Ascenzo