NELL’ESTATE DEI LEONI
Prefazione: Questa storia risale a circa 30 anni fa ed è rimasta segreta fino ad oggi per un patto che i protagonisti si impegnarono a non violare. La decisione comune di renderla pubblica gioverà a scongiurare la minaccia del suo replicarsi.
Il comitato feste di Fonteavignone era riunito presso la casa del prete per discutere il programma dei festeggiamenti del santo patrono. Il dibattito si era acceso sulle proposte musicali della serata di ferragosto. La spaccatura era netta, tra la fazione che spingeva per i Pink Floyd e l’altra per i Rolling Stones. Il compromesso fu raggiunto solo quando la scelta cadde sui Leoni di Romagna, gruppo che riusciva mirabilmente a fondere nel genere liscio entrambi gli stili musicali. Al piano superiore della casa canonica era ospite una comitiva inglese di boy scout che non gradì affatto la scelta (parteggiava dichiaratamente per i Rolling). Poi anche quella estate azzurra, tra interminabili partite di pallone e inebrianti bevute di gassosa, giunse al culmine il 15 di agosto. Durante l’attesissima esibizione dei Leoni di Romagna, che aveva costretto l’organizzazione a montare un megaschermo su via del Pozzo, venne notata l’assenza del gruppo scout. Qualcuno pensò a una ripicca di stampo campanilistico in nome del gruppo di Mick Jagger, ma due socievoli fanciulli fontanari cercarono ostinatamente i boys nel loro alloggio, scoprendolo vuoto. Passeggiando dietro la chiesa notarono piccoli fasci di luce nella zona della ‘tagliata’ che si spostavano verso il camposanto. Avvertiti i coetanei durante il ballo della pupazza, s’organizzò celermente una piccola spedizione indagatrice. Avvezzi a muoversi nella notte come gatti selvatici, i giovani fontanari seguirono le orme degli scout fino a terra rotonda, in quegli anni ribattezzata San Siritto. Con somma sorpresa le tracce proseguivano oltre… Fine I parte.
II parte - La sottile melodia dei Leoni che perveniva dalla piazza fu soverchiata da un grido d’incitamento in marcato slang inglese, che si ripeté più volte con tono crescente. I ragazzi del paese capirono allora ciò che stava accadendo e si precipitarono fino alla pietra pezzuta per fermare quell’assurdo tentativo di sequestro. Superato un momento di tensione palpabile, l’accompagnatore degli scout Peter Stone (!), studente della rinomata università di Oxford, spiegò agli indigeni la teoria secondo la quale la pietra pezzuta sarebbe appartenuta al millenario complesso megalitico di Stonehenge, da cui il conseguente proposito di riportarla in loco. La reazione dei fontanari non si fece attendere, basata su altrettanto oscure dottrine esoteriche. La disputa ebbe termine con l’approvazione di sfidarsi in una partita di calcio all’indomani, la cui posta in palio era proprio il bellissimo monolito. Concordata la durata dei tempi in due ore cadauno, inframmezzati dall’intervallo di una, le comitive rientrarono in paese in tempo per godersi i fuochi pirotecnici che chiusero la festa. ‘The day after’ la squadra anglo-sassone (!) indossava una splendida muta originale del Manchester United, i virgulti fontanari una dimessa maglietta nera con colletto rosso, pagata lire duemila, e pantaloncini dai colori più disparati. Dopo gli inni ufficiali delle squadre (Satisfaction e Trinca, trinca, trinca) la contesa ebbe inizio con gli Stonehenge boys che partirono a mille, dando vita ad azioni spettacolari e realizzando reti di pregevole fattura. Un pesante senso di responsabilità bloccava le gambe dei ragazzi della Fonte che chiusero il primo tempo in svantaggio 14 a 3. L’ora di riposo venne sfruttata dagli inglesi per bere il tè (erano le cinque del pomeriggio) e schiacciare un pisolino. I locali, dopo essersi dissetati con l’acqua della fonte vecchia, continuarono a palleggiare tra loro per evitare di raffreddarsi. Alle 18 riprese il gioco e verso le 19 i britannici mostrarono i primi segnali di cedimento fisico. Al 215° minuto Fonteavignone pervenne al pareggio, dilagando nell’ultimo quarto d’ora, in virtù di una preparazione atletica alimentata dalle sindacali otto ore di pallone giornaliere. Rimasta di … sasso, la compagine antagonista promise solennemente di mettere una … pietra sopra la propria aspirazione. I trionfatori, pur orgogliosi della vittoria, compresero che l’accaduto non poteva essere rivelato agli ignari paesani, pena la prevedibile canzonatoria popolare. Ma essi continuarono segretamente a vigilare negli anni a venire, sentendo un poco propria quella misteriosa roccia, eretta come una sentinella silenziosa alle porte del paese.
(Una rivelazione di Fausto D’Ascenzo)