LE UOVA DI QUINTINO
Tanti anni fa, in un piccolo paese dell'Abruzzo viveva una povera famiglia contadina... povera come tante altre... ma ricca di allegria. Una coppia di sposi, Domenicantonio ed Antonina avevano cinque figli: Vincenzo, Adelio, Amalia, Adelmo e Quintino... l'ultimo. Spesso succedeva, andando in campagna, di ritrovare i ferri dei cavalli o delle mucche, ferri che erano fatti artigianalmente ed erano anche marchiati, quindi riconoscibili. Così che, quando capitava loro di trovarne qualcuno, i fratelli mandavano sempre il più piccolo a restituirlo. Mandavano lui perché era anche il più furbacchione e il più simpatico. Il ragazzino andava a riportare i ferri e riceveva come ringraziamento pezzi di salsiccia, di salami, qualche pezzetto di formaggio e non appena tornava a casa i fratelli, che lo aspettavano come lupi, lo assalivano per il corridoio e allegramente dividevano il "bottino". Una sera Quintino però ricevette… delle uova. Così, tornando a casa pensava a come salvarle... pensa e ripensa .. si affacciò alla porta del corridoio e con tutta la voce che aveva in gola iniziò a strillare: "n' m' saltet addoss ch' m'hann dat l'ova!"; i fratelli ed i genitori quando lo sentirono iniziarono a ridere a crepapelle e aprendo la porta lo presero in braccio e fecero festa al suo spirito ed alla sua lungimiranza. Questa storia me la raccontarono una sera papà e zia Amalia ed ogni volta che ci ripenso mi avvolge una tenerezza infinita. Loro non ci sono più ma a te, caro zio, anche se tanto lontano voglio dirlo, anch'io urlando a squarciagola come te: “TI VOGLIO BENEEE!!!”.
(Antonina D'Ascenzo)