L’EPIFANIA DEL 1950
Fonteavignone, 6 gennaio 1950, un ricordo…
Grande attesa a casa mia. Finalmente si sarebbe disfatto l’albero di Natale! Un albero speciale per noi perché, ai miei tempi, non era come quelli di adesso tutti luccicanti, pieni di palle e lampadine colorate. Era invece un povero nibbio, preso dietro il Camposanto da me e mio fratello Renzo, un semplice nibbio di montagna, ma arricchito di scatoline colorate ripiene di torroncini Nurzia, limoncini, poi mandarini, dolci ed altre piccole cose regalate dagli zii. Venne il momento tanto atteso, eravamo tutti lì intorno all’alberello, eccetto Francesco, il Gianburrasca di casa, il più discolo di tutti noi, ma tanto generoso e buono come adesso. Eravamo eccitatissimi, finalmente avremmo mangiato quelle leccornie! Guardavamo mia madre che staccava tutto quel ben di Dio piano piano, un pezzetto alla volta, come tutti gli anni… Dopo aver spogliato del tutto l’albero, cominciammo a scartare gl’invitanti pacchetti ma… che sorpresa! Scartammo un limoncino, poi un altro, un altro ancora…, poi venne la volta dei torroncini e così via, ma quale sorpresa … Dentro c’erano solo escrementi di capra, pezzi di legno e sassi!!!! Ci guardammo in faccia e capimmo al volo: mancava proprio Francesco, il goloso e birbante di casa, che aveva pensato bene di festeggiare la Befana prima, e da solo. Fra pianti e strilli noi mangiammo i pochi dolcetti rimasti, ma lui, quando fu ritrovato da mamma e papà, rimediò dei sonori scapaccioni. Questo episodio oggi è il più bel ricordo che ho dei miei fratelli e della mia infanzia. Un ricordo che abbiamo condiviso tutti gli anni e che abbiamo trasmesso ai nostri figli. Sono memorie di un’infanzia povera, certo, ma forse più capace di apprezzare le piccole cose.
Maria Antonietta D’Ascenzo