IL PETTIROSSO
Da poco eran sorti il sole e il mare,
la terra, il cielo e le tante stelle,
Iddio restò un istante a meditare:
"come riempire quelle cose belle?"
Si stava solamente al quinto giorno
con il Creato vago ed infinito,
mancava solo un po' di vita intorno,
non v'era ne' un suono, ne' un vagito.
Si assise sul momento fino a sera
ed iniziò di getto a procreare,
dalle sue mani nacque l'arte vera,
riuscì con gioia il vuoto a completare.
Plasmò i giaguari ed i rinoceronti,
gli squali, gli orsi, le api ed i cavalli,
poi volpi e lupi, i camaleonti,
leoni, tigri, pecorelle e galli.
Alla fine modellò tutti gli uccelli
ma pervenuto ai picchi si fermò,
sulle lor piume Lui pulì
i pennelli
e senza più le tinte si arrestò.
Restava adesso il grigio solamente
ed il Signore lo pensò di usare,
un altro augello pullulava in mente
che Pettirosso volle battezzare.
Il volatile si alzò senza voltarsi,
lodo'
l'empireo e le sue bellezze,
d'istinto ebbe voglia di mirarsi
onde scoprir le foggie e
le fattezze.
Più volte sì specchio'
sopra ad un fosso
ma il bigio rispuntava in ogni dove,
nessuna piuma con un punto rosso,
da Dio ritornò, a invocar nuove.
Batteva all'impazzata il cuoricino
nel chiedere il perché al Buon Pastore,
"è poca cosa, (espose l'uccellino)
una goccia basterà di quel colore".
S'illumino' il sorriso al Padreterno,
ma nulla fece, spiegò semplicemente:
"ti chiamerai così, ora e in eterno
e il modo cercherai assiduamente".
Il Pettirosso andò per la sua via,
l'idea sempre fissa a tal pensiero,
l'essenza sua passò in malinconia,
mori' non
risolvendo quel mistero.
(I secoli trascorsero d'allora,
dal Paradiso noi fummo scacciati,
la terra diventò nuova dimora
ove scontare borie e bui peccati).
Un Pettirosso stava su d'un monte
coi piccoli in un nido tra gli spini,
Gerusalemme lo baciava in fronte
gremita di soldati e di bambini.
S'apri' una porta ed uscì la folla
che iniziò l'ascesa sul Calvario,
fremeva ogni sasso ed ogni zolla
rendendo ancor più brullo lo scenario.
Portavano le lance i cavalieri,
i servi invece i chiodi coi martelli,
gli scudi dei Romani sui destrieri
e i Farisei i loro falsi orpelli.
(Il mondo imperituro narrerà
quel triste di' di odio e di orrore,
dell'Uomo che cambiò l'umanità
donando la sua vita per amore!).
Il Pettirosso dava i suoi consigli:
"state calmi!, non fiatate!,
zitti!, in guardia!, oh cari figli
se passano vicino non tremate!)".
A un tratto però smise di parlare,
le ali allargò sopra i piccini,
no! loro non dovevano
guardare
la crudeltà dell'uomo ai suoi vicini!
Tre croci adesso stavano innalzate,
l'Umano al centro aveva una corona,
le membra addosso al legno già inchiodate,
la Sua parola sempre e ancora buona.
La piaga dalle spine dava sangue,
lo sguardo denotava tenerezza,
il Pettirosso col visetto esangue
pensò di regalarGli una carezza.
Raccolse il suo coraggio e volo'
li'
col becco riuscì a togliere una spina,
una stilla sul torace lo colpì,
gli parve di sentire una "Vocina":
"L'affetto tuo sarà ricompensato
(gli disse sorridendo il buon Gesù),
da sempre la tua razza l'ha cercato,
ci sei riuscito solamente tu!".
Rientrò felice al nido il Pettirosso
e i pargoli notarono il rossore:
"è solo sangue, (replicò commosso),
al primo bagno tornerà il grigiore".
Ma l'acqua non smorzò il bell'effetto,
il sogno diventò' ... la
realtà,
la macchia rossa gli restò sul petto
da quel momento e per ... l'eternità !
( P. D'A. )