IL FIUME DEI RICORDI
La neve ha ricoperto con il suo bianco mantello i nostri monti e l’Italia intera. Sono qui a casa e mi vengono alla mente tanti ricordi un po’ disordinati ma forti e vivi… Ricordo… nel camino il ciocco grande, quello tenuto da parte per essere acceso durante la notte di Natale… fumava tutta la notte il camino, aspettando con noi la nascita di Gesù e scaldando così la nostra attesa. Ricordo che la brace veniva poi usata in tanti modi: per riscaldare i letti, per stirare i panni e per riempire ‘gli scallitt&’ che le nostre mamme usavano per difendersi dal freddo pungente, quando andavamo in chiesa o in visita a parenti e amici. Gli ‘scallitt&’ erano dei piccoli bracieri di coccio o di rame, simili a piccoli cesti per via di un manico che serviva a portarli senza scottarsi, riempiti di brace e coperti di cenere, per evitare di bruciarsi le mani e per far durare il calore più a lungo. Le donne mettevano lo ‘scallitt&e’ sotto ‘u zinale’ che portavano sopra le lunghe gonne. Le gonne… ricordo poche donne che portavano ancora le gonne lunghe, ricordo zia Aurora, Angelina ‘la tionese’, zia Lionora, zia Enrica, zia Lucia e zia Rosa degl’Appalt&’. Gl’appalt&’, chiamato anche ‘spaccio’, in realtà era la rivendita di sale e tabacchi della Fonte, dove si compravano anche generi alimentari; insieme alla cantina di zia Lionora era il luogo dove si radunavano gli uomini nelle lunghe sere d’inverno a giocare a carte. Ricordo ancora la scritta sul bancone ‘qui si vende il chinino di Stato’, a me sembrava una parola magica. Poiché lo spaccio vendeva anche tabacco, quando i vecchi restavano senza chiedevano a noi ragazzi di andare a comperarlo. Noi non ci sognavamo neanche lontanamente di dire di no. Il rispetto per le persone anziane, unito alla paura di essere sgridati dai nostri genitori, ci facevano letteralmente volare, anche se sotto sotto… I miei fratelli più grandi raccontano che una volta mia sorella Domenica era stata messa in castigo dalla mamma in fondo alle scale, dove piangeva disperata. Lo zio Giovanni era rimasto senza sigari e le aveva chiesto di andare a comprarli. Lei smise di piangere, andò allo spaccio, comperò i sigari e li consegnò allo zio; poi tornò nell’angolino in castigo e ricominciò a piangere. A chi le chiedeva spiegazioni rispondeva: “Devo finire il mio castigo”. Oggi i giovani ridono, dicendo ‘altri tempi’. In effetti i tempi sono proprio cambiati, ma il rispetto per gli altri dovrebbe essere lo stesso. Il benessere ci ha cambiato la vita, ma ci ha reso presuntuosi facendoci dimenticare il rispetto per gli adulti e per gli anziani in particolare. Ricordo il rispetto che gli uomini avevano verso le donne anziane. Quando le incontravano si toglievano il cappello e le cedevano il passaggio. E ora? ‘Bei tempi futuri’ diceva Bellisario.
(Antonietta D’Ascenzo)