Campane montanare

 

Domenica è sempre domenica…

Si sveglia la città con le campane.

Al primo ‘din don’ del Gianicolo

Sant’Angelo risponde ‘din don dan’.

 

Cantava questa canzone, negli anni Sessanta, Renato Rascel, era la sigla di uno dei primi spettacoli televisivi di successo del tempo:Il Musichiere’. Fino a un anno fa le campane della Fonte, con il loro dolce suono, rallegravano le nostre orecchie. I loro rintocchi ci accompagnavano nel bene e nel male, facendo sentire quest’ultimo meno doloroso. Come dice una strofa dell’inno fontanaro: “i loro rintocchi si sentivano da Pietra Pezzuta a Collegiciglio’. Tutti gli anni, dal primo fino al 15 agosto, giorno dell’Assunta, le campane della Fonte ricordavano a  mezzogiorno l’annuncio dell’Angelo a Maria e quel suono era doppio segnale di festa, specie per quei fontanari che ritornavano in ferie, dopo un anno di lavoro e di fatiche. Anche prima, negli anni della mia infanzia, quelle campane erano un segnale importante per chi era al lavoro nei campi: le donne aprivano i loro canestri col pranzo per i lavoratori, i vecchi si inginocchiavano per recitare l’Angelus Domini mentre i bambini scappavano giocando a nascondino. Anche oggi ci sono le campane alla Fonte, però sono elettriche.

Suonano ancora dal primo al 15 agosto, ma il loro suono non è più lo stesso! Certo, il campanile era a rischio di crollo e non si poteva fare altrimenti. Resta però l’amarezza ed il rimpianto di quel suono caro alla nostra memoria e ad un’infanzia che non torna più. Addio dolce suono, rimarrai sempre nei nostri cuori. A consolarci della tua perdita resteranno Pietra Pezzuta e l’eterna Fonte Vecchia.

 

(Antonietta D’Ascenzo)